Sfida all’apparente destino: introduzione

Prima di cominciare bisogna fermarsi un momento a ricordare, a guardare il proprio passato con un certo sguardo, lo sguardo di chi ricerca elementi comuni liberandosi dai giudizi morali.
Si scopre così che, nel bene e nel male, nella vita di ognuno ci sono una miriade di situazioni che si ripetono, che hanno elementi comuni, e queste ripetizioni tracciano un destino; un destino con la “d” minuscola però, perché benché sembri ineluttabile, può essere contrastato e cambiato.
La prima domanda che ci si può porre in questo percorso è: perché cambiare? La risposta  sta in ognuno ed a che fare, ad un primo livello, con l’interruzione degli errori e delle sofferenze che queste ripetizioni, queste coazioni e ripetere, generano.
Ad un altro livello, la risposta sta nella sensazione di chiusura e nonsenso che sta in queste ripetizioni.

Le ripetizioni e più in generale la meccanicità prende origine da un caratteristica positiva della nostra coscienza, quella di far partire risposte preconfigurate a situazioni già incontrate. Questa caratteristica della coscienza si è evoluta nella necessità di risparmiare energia ed è una caratteristica fondamentale. Diventa un problema quando la risposta meccanica risulta l’unica e genera situazioni sempre uguali (ripetizioni), chiudendo la possibilità di evoluzione personale e sociale.

Contrastare la meccanicità personale e sociale è possibile, anche se richiede un lavoro su se stessi continuo ed intenso.
La meccanicità, l’ ”apparente destino”, si combatte con alcuni strumenti:
Il primo è quello di conoscere sufficientemente le proprie meccanicità per riconoscerle nella loro azione. Per questo è utile il sistema di Autoliberazione.
Il secondo, occorre avere una rotta, un progetto: una rotta evolutiva è quella di cercare di aumentare la propria coerenza personale (pensare, sentire ed agire nella stessa direzione), senza dimenticare che è fondamentale mantenere le stessa coerenza con il resto del mondo (tratta gli altri come vuoi essere trattato). La rotta ed il progetto ci consentono di ridefinire il nostro destino, capire meglio quale meccanicità mantenere e quali modificare perché causano frizione.
Il terzo: un ambito di persone con cui discutere di questo, un insieme che condivide l'idea di sfidare l' "apparente destino".
E' necessario che queste persone siano "amiche" in un senso differente da quello che comunemente si intende: siano... in grado di farmi osservare le mie meccaniche, anche quando queste osservazioni urtano la mia sensibilità.
Interrompere od anche solo rendere esplicita una meccanica genera una tensione nella coscienza che si può esprimere in forme "poco simpatiche".
Gli "amici" adatti ad aituare questo lavoro deve essere sufficientemente "urticanti", "lucidi", "attenti" e "comprensivi".


Buon lavoro a tutti

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