Diourbel Giovedì 13 novembre 2008


Un intenso momento di senso



Ci sono dei momenti in cui ogni sforzo, ogni fatica, acquista un senso direi sublime: sono quei momenti che ricaricano le batterie, danno senso al lavoro quotidiano che il più delle volte è oscuro e paziente.
Sono qui momenti per cui, e non esagero, vale la pena di vivere.

Ieri sera, tornando in caretto da Thisse attraverso la campagna senegalese illuminata da una straordinaria luna piena, mi sono ritrovado a parlare con Pape e Bay Fall (il carrettiere) di esperienza, di senso, di trascendenza, di mistica in una lingua non mia, per essere esatti non "nostra", ed ho scordato le ossa rotte da tre ore di carretto, l'ansia che mi prende prima di ogni cena, di ogni concerto, di ogni attività economica, di ogni partenza, per percepire per un lungo momento il senso di tutto questo.

Non si tratta di un semplice momento di felicità ma del sospetto di essere una particella orientata di qualcosa di enormemente più grande, cominciata prima di me e che continuerà oltre di me. Qualcosa di più grande.

E' una sensazione esaltante, che non si può descrivere se non se ne ha esperienza, ma che so di condividere con tanta altra gente: se, come spero, siamo la maggioranza, c'è speranza per questo mondo; non c'è crisi economica, esplosioni di razzismo o violenza che ci possono fermare, perchè siamo particelle di un processo più grande. Un processo che ha portato l'essere umano a scendere dagli alberi, a coprirsi dal freddo, a costruire case e città, a creare scienze e credi non violenti adatti per un nuovo mondo.

Ieri sera questo nuovo mondo sembrava laggiù, appena dietro l'ombra del Baobal sotto la luce della luna.

Diourbel Lunedi 10 novembre 2008


Ho capito di non aver la stoffa del missionario (meglio tardi che mai)
Chiacchere personali con i leader dei gruppi
Maledetti virus 2 e 3
La visita a Goà
La visita a Dabel Bara
Un giorno di riflessione



Ho sempre considerato i miei viaggi in Senegal una specie di missione, 15-20 giorni di full immersion nell'attività, senza occuparsi di altro, senza fermarsi un attimo, facendo passare tutto in secondo piano.
Mi sembrava normale, ero in "missione". Uno può passare tutta una vita in missione.
Poi Eleonora, nel luglio scorso, mi disse che lo stare bene, a proprio agio, ovunque sei fa parte della "missione".
E, come uno squarcio di luce in un mondo di tenebre, quella considerazione mi ha fatto comprendere alcune cose: che, ad esempio, la mia stanza d'albergo era un porcile perchè non lasciavo mai la chiave per fare le pulizie, che per quindici giorni mi nutrivo malissimo, che nella foga dell'essere in missione facevo una certa serie di piccole stronzate.

Anche Franco ha cercato di farmelo capire ma Eleonora ha trovato quella chiave che ha squarciato le tenebre: si perchè in questa idee di missione di stampo martiristico c'era da un lato la voglia di annullarsi in una grande impresa dall'altro la resistenza di chi come me non riesce proprio ad annullarsi in una qualche impresa.

Rinfrancato da questa consapevolezza e dal fatto che non si può sembre andare "contropelo" con se stessi, questa volta mi sto concedendo delle piccole piacevolezze, piccole ma che cambiano totalmente il gusto dell'attività rendendola divertente e soprattutto più lucida.

Così ora la mia stanza è pulita, aggiungo alla dieta a base di Ris au poisson ed hamburger un vasetto di lait caille (una specie di yougurt), sono più affabile e simpatico, persino il mio francese ne risulta migliorato.
E, cosa strana per me, riesco ad incazzarmi: come ieri che alle 14,00 non era ancora definito il mezzo per andare a Dabel Bara e ne ha fatto le spese il povero Pape.

Che è successo negli ultimi giorni?
Venerdì mattina ho parlato con Djire di sambe Guinth e Modou Niang di Thisse per capire lo stato di organizzazione dei gruppi nei due villaggi. Dovevo anche parlare con Diba di Dia-Dia ma non si è presentato. Per essere esatti non è strato possibile sentirlo che stamattina, quando ha chiamato lui. Il suo telefono non funziona.
Questo contrattempo mi ha creato qualche problema perchè avevo l'idea di organizzare un attività di cucito laggiù a Dia-Dia; ho portato infatti con me una macchina da cucire che vorrei lasciare a Dia-Dia e volevo proporre alle donne del villaggio di cucirci i cuscini che venderemo nei mercatini di Natale.
La mancata riunione con Diba rischia di far saltare questa seconda parte del progetto. Si vedrà domani quando andrò a Dia-Dia.
Sempre venerdì ho intrapreso una battaglia impari con i virus che infestano i computer del centro di Patar: dopo tre ore di unutili tentativi ho dovuto desistere. Ho solo individuato il nome della "bestia": w32.sality.w

Sabato mattina Mbay Marone, il leader di Dabel-bara, teneva un corso di autotrasformazione a Patar così sono andato là a vedere come se la cava uno dei miei pupilli. Ho anche iniziato il secondo round della battaglia con i virus dei PC, anche stavolta perduta.
Nel pomeriggio sono andato con Pape in un villaggio nuovo, Goè, situato ad ovest di Diourbel, non troppo lontano dalla Gare routiere.
L'idea era quella di presentare il progetto all'intero villaggio, ma purtroppo non c'era nessuno a causa di un cerimonia.
Le cerimonie qui (battesino o matrimonio) coinvolgono tutta la gente del circondario come i funerali. Non è raro nelle miei visite incrociare uno dei due eventi e questo riduce sempre il numero dei presenti. A volte, come in questo caso, drasticamente.
Hanno tentato di avvisarci del problema, ma non c'era campo... Si dovrà tornare (non io naturalmente)

La visita a Goè è stata anche il primo spostamento con un mezzo nuovo per me: il carretto. Questo mezzo ha il vantagigo di essere molto più a buon mercato dell'auto (un terzo del costo) e di consentirmi di godermi il paesaggio e socializzare un po' con i miei compagni di viaggio. Lo svantaggio è la scomodità ... ho ancora le ossa rotte ...
Tornando da Goà è ad esempio salito sul carretto per un passaggio un senegalese che si è messo a parlarmi in inglese. Mi ha spiegato che è stato in Giappone per seguire un corso per un anno e mezzo e poco dopo è sceso dal carretto.
A volte c'è un che di surreale in quel che succede da queste parti...

Domenica pomeriggio sono andato alla riunione settimanale di Dabel-Bara a cui erano presenti un sessantina di persone. Dopo la riunione ha parlato un po' con Mbaye Marone ed i più attivi del suo gruppo a proposito delle cose da correggere nella riunione.
La foto si riferisce a questa seconda riunione.

Oggi non c'erano appuntamenti particolari ed ho usato la giornata per definire un po' di cose logistiche: il carretto che mi trasporterà nei prossimi giorni, gli strumenti necessari per debellare SALITY dal PC di Patar, il sopralluogo per vedere un possibile locale ecc.
Poi ho cercato di raccogliere le idee: mi resta una settimana, non molto tempo, per verificare lo stato dei gruppi e lanciare un nuovo contatto.
In questo momento di raccoglimento ho avuto occasione di fare quattro chiacchere con il mio amico carlo in Italia, anche questo nell'ottica di rendere piacevole e di conseguenza efficace il mio soggiorno.

Un ultima nota riguarda il contatto periodico con Irene e Danielino: ci sentiamo quasi tutte le sere con Skype ed anche se nella comunicazione si accumulano ritardi che generano situazioni divertentissime (Irene risponde a domande che gli ho fatto due minuti prima) sentirli riduce la distanza. Mi sembra di stare con loro.

Diourbel Giovedì 6 novembre 2008


La convocazione per la prima riunione
Della vita e della morte
La pianificazione quadrimestrale
Maledetti virus
Correzioni al progetto per Diakael
Un coloratissimo mercato settimanale




Subito dopo aver scritto la prime dieci righe di diario mi sono reso conto che non avrei mai potuto tenere la frequenza giornaliera; troppe le cose da scrivere e troppo poco il tempo. Del resto non sono qui per scrivere... mi pagano (scherzo) per fare altre cose...

Quindi abbiate pazienza se invece di scrivere tutti i giorni sintetizzo tutto ogni tanto...

Dunque, eravamo rimasti a lunedì ed ai primi contatti: Pape, Mbaye Marone, Ibou.

Il giorno dopo, martedì, mi sono messo al lavoro per convocare i responsabili dei miei gruppi alla riunione prevista mercoledì: per fare questo ho avuto bisogno dell'aiuto di Pape perchè non tutti i responsabili parlano francese; alcuni parlano solo Woolof, una delle lingue locali del Senegal. C'è voluta tutta la mattina perchè le comunicazioni non sono facili.
Ho colto l'occasione per parlare un altro po' con Pape, scoprendo che era il suo compleanno (ha compiuto 27 anni il ciccino), che suo padre è morto otto anni fa ed oggi ho scoperto anche come: i postumi di un trauma causato da un incidente che l'hanno ucciso dopo diversi mesi (quante vite salvate se ci fosse a disposizione un ecografo!).

Si, da queste parti si muore così spesso che la cosa non fa notizia. Ho meglio, si va al funerale e poi si tira avanti, del resto la vita è così complicata che richiede tutta l'energia disponibile, non ci si può voltare indietro a lungo. Neanche chiedersi troppo perchè si muore o di cosa si muore.
Ishallah, se dio vuole...
A proposito di morti, e poi prometto di non toccare più il tema, almeno per oggi, mercoledì ho avuto l'occasione di fare le mie condoglianza a Djire, responsabile di uno dei gruppi di Sambe Guinth; durante l'ultimo giorno del mio viaggio precedente sua cognata è stata investita da un auto morendo sul colpo e lui ha saltato l'ultima riunione per andare al funerale. Era andata a prendere l'acqua e non ha visto la macchiana che arrivava, mi ha detto ieri Djire.

Ma perchè vi racconto tutto questo? Forse per condividere quel senso di impotenza che mi prende in questi casi.
Che dire di fronte ad eventi di questa gravità? Io di solito non ho niente da dire, mi limito ad un abbraccio o ad una pacca sulla spalla...

Mercoledì mattina ho tenuto la riunione in cui si presentava il piano quadrimestrale della attività: da oggi fino a marzo.
Si perchè per mettere in piedi la complicata macchina fatta della gente dei villaggi che si organizza e dei volontari italiani che la appoggiano ci vuole un piano, un programma per evitare di lasciare indietro aspetti importanti. E poi non bisogna perdere di vista il mondo in cui questa delicata macchina si muove, un mondo rappresentato nel piano dalla Marcia Mondiale per la Pace e la Non Violenza la cui organizzazione vede coinvolti, alla pari, senegalesi ed italiani.

Durante la riunione ho fissato degli appuntamenti con i sei responsabili dei miei gruppi, da tenere tra giovedì e venerdì per verificarne sulla carta lo sviluppo ed ho anche definito il calendario delle visite nei villaggi.

Dopo la riunione sono rimasto a Patar per verificare lo stato dei due PC presenti, che sono ridotti male pieni zeppi come sono di Virus ed ho parlato un po' con Lamine dello stato del progetto a Diakael.
Come previsto i buoi sono stati venduti, anche se non tutti, e sono stati comprati dei montoni da vendere per la festa di tabaski; il progetto di allevamento conta ora cinque buoi e 23 montoni.
Ci preoccupa un po' solo il fatto che la redditività del progetto è un po' bassa: il fine del progetto di allevamento è quello di fare una cassa in grado poi di far costruire il pozzo necessario al progetto agricolo, che è l'obiettivo finale.
Con quello che sta rendendo l'allevamento ci vorrà molto tempo per raccogliere i soldi necessari a fare il pozzo ... troppo tempo ... per questo stasera abbiamo cominciato a cercare, in chat vocale con l'Italia, dei correttivi.

L'idea è ad esempio quella di concentrare sul progetto di Diakael tutte le competenze relative all'allevamento presenti in tutti i gruppi fin qui presenti, a cominciare dai più grandi (Ndayane) fino a coinvolgere tutti: ad esempio Modou Pouye, uno dei miei leader, è molto apprezzato per la sua attività di allevatore e la sua abilità nella compravendita del bestiame.

HPIM0040.JPGUltima nota di colore: stamattina, intorno all'albergo in cui risiedo (chez Patrick) si è distribuito un coloratissimo e incasinatissomo mercato settimanale. Non sono riuscito a resistere alla tentazione di fare delle foto dal tetto, di cui vedete un esempio qui affianco.

Diourbel Lunedì 14/07/2008

Dopo i primi due giorni passati a "prendere le misure" della situazione ed ad entrare con la testa in Senegal, oggi sono entrato nel vivo dell'attività partecipando alla prima riunione organizzativa al centro di Patar.
Il centro di Patar è un locale che in questi mesi si è utilizzato come centro di formazione: si tratta della sede della comunità rurale che ho visitato nel viaggio precedente per verificare la possibilità di utilizzarla a questo fine.Da quel mio primo contatto, il centro di Patar è stato poi definito come luogo di formazione ed ora sta nel pieno delle attività finchè non verrà sostiutito da un nuovo centro in fase di definizione ( si sta cercando di affittare un locale adatto a Diourbel).
La riunione di oggi riguardava la creazione delle commissioni in grado di gestire le problematiche dei villaggi più organizzati.Il lavoro di auto-organizzazione che si porta avanti qui in Senegal (ma il modello si può esportare in tutti i paesi e le situazioni in difficoltà) consiste infatti in due fasi: nella prima si definisce una struttura organizzativa formata dalle persone più interessate/interessanti a cui si fa seguire un percorso di formazione che va di pari passo con la crescita dei gruppi.Quando questi gruppi arrivano ad un dimensione sufficiente e quindi c'è una concentrazione minima di persone preparate ed organizzate, si fa partire l'attività pratica, il fronte sociale, con lo scopo di migliorare la situazione nel villaggio/quartiere in cui la struttura organizzativa formata nella fase precedente vive.E' inutile ricordare che la prima fase è indispensabile non solo per arrivare alla seconda ma anche per avere qualche minima possibilità che l'intero progetto riesca; se non c'è un numero minimo di persone organizzate, preparate, in grado di superare i propri limiti e di lavorare coordinati con altri, il progetto di una comunità cooperativa è velleitario.


Chiusa questa lunga ma necessaria parentesi esplicativa, qui a Diourbel due gruppi seguiti da Paolo hanno raggiunto questo livello di sviluppo (il completamento della prima fase); Diakael ed un altro villaggio di cui non ricordo il nome. La gente di questi due villaggi si sta ora applicando a far fruttare l'organizzazione così faticosamente costruita e formata per risolvere i problemi di tutti i giorni, contando anche sull'aiuto dall'Italia.
A proposito, dopo la riunione siamo andati a cercare la famosa mandria di buoi comprata con i fondi raccolti in Italia: l'abbiamo trovata a pascolare in mezzo alla savana senegalese, in questo periodo in versione "prato inglese" come le foto a corredo dimostrano.

Diourbel Domenica 13/07/2008

La chiaccherata di ieri sera con Paolo, Ibou e Pape Samba mi ha chiarito meglio la situazione dei miei gruppi ed il loro livello di formazione.
A quanto pare, il gruppo più numeroso è quello di Sambe Guinth, che conta almeno novanta persone, divisi in otto sottogruppi.
In questo villaggio esiste un problema di coordinamento in quanto non si riesce a trovare una persona adatta ad orientare a livello centrale questi otto gruppi.
In poche parole io, in questo caso, non ho un referente unico ma dovrei tenere connessi dall'Italia i singoli leader dei gruppi più piccoli, che magari non parlano nemmeno francese.
C'è poi il gruppo di Thisse, un po' più piccolo ma meno problematico, il gruppo di Sambe Peul 1, il gruppo di Dia Dia e di Sambe Mbelore.
C'è poi da ricontattare il gruppo di Thiandigue e da verificare la situazione di Ndalgalma dove pare ci sia un gruppo attivo.
Il primo problema da affrontare è la carenza di gente che parla francese, cosa che rende problematico tenere i gruppi connessi dall'Italia. Pape, il mio appoggio centrale, può risolvere in parte questo problema perchè anche lui non parla tanto bene il francese.
A proposito di Pape, stamattina ho parlato un po' con lui per capire come sta messo; mi è sembrato deciso e motivato, soprattutto nello sponsorizzare i gruppi di Ndalgalma (non ho ancora capito perchè gli interessano tanto). Sarà in ogni caso un aiuto prezioso per stabilire un contatto con i responsabili dei vari gruppi.
Ho passato il pomeriggio a casa di Paolo per continuare la chiaccherata iniziata ieri, stare un po' connesso ad santa internet che mi ha consentito, tramite santo skype, di fare quattro chiacchere con Irene, e provare ad acquisire i suoi video (problema non risolto a causa delle prestazioni del suo portatile non all'altezza del compito).Sono rimasto a cena da loro a base di spaghetti al tonno; finalmente una roba senza cipolle!

Diourbel Sabato 12/07/2008

Grazie a Mamadou ed al suo taxi sono arrivato al Taw Fekh di Diourbel prestissimo.
Alle 8,00 di mattina ero già davanti all'albergo ed in pochi minuti dormivo, in mutande, nella mia solita camera 5.
Mi sono però dato l'obbligo di svegliarmi, in mattinata, per svolgere alcune necessità che sarebbe stato difficile fare domani (essendo domenica); vale a dire, cambiare i soldi ed attivare il cellulare senegalese.

Il pomeriggio è passato tra riposo, messa in ordine delle mie cose e la lettura degli appunti di viaggio precedenti. In serata, dopo un acquazzone tropicale, Ibou mi è pasato a prendere per portarmi a casa di Paolo, un po' fuori Diourbel, in un quartiere che si chiama "Citè ouvriere" (città operaia).

Li con Paolo, Pape Samba ed Ibou abbiamo fatto una rapida sintesi della situazione dei miei gruppi intorno a Diourbel.

Sono tornato in albergo abbastanza tardi e mi sono messo a lavorare al computer fino a notte fonda per risolvere un problema di lavoro rimasto in sospeso prima della mia partenza. Dopo averlo felicemente risolto sono andato a dormire, stanco ma soddisfatto, verso l'1,30.

Viaggio in Senegal - Torino-Malpensa 11/07/2008


Questa volta partire è davvero duro!
Mentre guardo il faccione felice di Daniele ed osservo le sue manine che abbracciano il papà mi viene una fitta al cuore e penso a quanto deve essere dura lasciare i propri figli per mesi lavorando all'estero.
Io dovrò restare via solo per venti giorni, ma il pensiero di non vederlo per tanto tempo mi strazia, mi porta quasi alle lacrime.
Spero nei prossimi giorni di essere talmente impegnato da non avere il tempo di pensare a lui.
Chiaramente mi mancherà anche Irene, ma in modo diverso, anche perchè condividiamo la stessa insana passione per l'idea di cambiare il mondo. E poi questo mio peregrinare per il mondo non sarebbe possibile se lei non si predesse carico della cura del piccolo Daniele; spero che in questo (e negli altri compiti di supporto dall'Italia che questa attività comporta) sia aiutata dagli altri amici che condividono questo progetto.
Il volo Eurofly si è rilevato meglio del previsto essendo diretto (senza scalo), fatto con un aereo grande e confortevole (c'era uno schermo LCD per ogni passeggero), senza il minimo scossone. Io ero una dei pochi passeggeri bianchi, evidentamente il tam tam dell'offerta Meridiana-Eurofly per Dakar ha funzionato meglio tra i Senegalesi che tra i cittadini dell'unione europea. Durante il volo ho fatto amicizia con Mamadou Sy, un senegalese mio coetaneo che lavora a Treviso. Starà tre mesi a Touba, qualche chilometro dopo Diourbel.
Mamadou mi parlava della sua intenzione di tornare in Senegal perchè in Italia non c'è più molto lavoro, di quanto gli mancasse la famiglia (come lo capisco).
Ne ho approfittato per condividere con lui le spese per un taxi da Dakar a Diourbel, con somma soddisfazione per entrambi: lui non ha pagato da solo le spese ed io mi sono risparmiato l'avventura di andare alla gare routiere di Dakar alle cinque di mattina con i bagagli.
Ho fatto male a non chiedergli il telefono, si poteva rimanere in contatto.

Eccomi qua!

Sono perennemente collegato ad internet.

Praticamente non riesco a fare nulla senza una connessione alla rete sotto mano.
Ho almeno una decina di account di email, sono iscritto a tutti i servizi più cool, gestisco come web master almeno tre siti...
Ma, fino a questo momento, una sorta di pudore mi ha impedito di creare un blog.
L'idea di riempire di decine di byte il monitor di qualcuno per il solo scopo di scrivere come la penso mi sembrava una perdita di tempo ed un intollerabile forzatura nei confronti dei poveracci che mi avrebbero letto...
In questi giorni mi sono ricreduto, per varie ragioni.

Le principali sono due.

Mi sono reso conto che, in alcuni casi, questo mezzo di comunicazione non è affatto una perdita di tempo.
Stamattina, leggendo una pagina del blog di un'amica umanista (http://dimelaltra.blogspot.com/2008/05/facce-da-minoranza.html) mi sono sentito fraternamente vicino ad un altro essere umano: ho pensato "ecco, questo mi passava per la testa oggi..."

La seconda e più importante è che un sacco di altra gente non si fa nessun problema a riempire l'etere televisivo, cartaceo ed internettiano di concetti, parole ed idee che mi fanno accaponare la pelle e che turbano i miei giorni di buonumore, i miei sonni ed i miei progetti per il futuro.

E allora mi sono detto: perchè non farlo anch'io? In fondo non scrivo malissimo, le idee ed i concetti che mi va di esprimere non mi fanno accaponare la pelle (ci mancherebbe ...) e magari mi ritorna il buon umore!

Chiaramente ho già scritto su internet: chi vuole approfondire il mio stile, può leggere i resoconti di viaggio all'indirizzo http://www.helptochange.it/viaggi/ oppure può leggere gli articoli nel bollettino dell'associazione di cui faccio parte all'indirizzo http://www.helptochange.it/news/voci-dal-villaggio/.
Come i lettori più attenti avranno notato il concetto di "voci dal villaggio" appare sovente nella mia mente malata: questo titolo l'ho trovato qualche anno fa e mi è piaciuto subito.
Contiene l'idea di comunicazione (voci), l'idea di vicinanza (villaggio) e, ma a volte lo vedo solo io, l'idea di mondialità perchè per me "villaggio" sta per "villaggio globale", l'insieme totale di tutta questa umanità che chiama "casa" il pianeta terra.

Ma ci sarà occasione di approfondire tutto quanto in futuro