Diourbel Lunedi 10 novembre 2008


Ho capito di non aver la stoffa del missionario (meglio tardi che mai)
Chiacchere personali con i leader dei gruppi
Maledetti virus 2 e 3
La visita a Goà
La visita a Dabel Bara
Un giorno di riflessione



Ho sempre considerato i miei viaggi in Senegal una specie di missione, 15-20 giorni di full immersion nell'attività, senza occuparsi di altro, senza fermarsi un attimo, facendo passare tutto in secondo piano.
Mi sembrava normale, ero in "missione". Uno può passare tutta una vita in missione.
Poi Eleonora, nel luglio scorso, mi disse che lo stare bene, a proprio agio, ovunque sei fa parte della "missione".
E, come uno squarcio di luce in un mondo di tenebre, quella considerazione mi ha fatto comprendere alcune cose: che, ad esempio, la mia stanza d'albergo era un porcile perchè non lasciavo mai la chiave per fare le pulizie, che per quindici giorni mi nutrivo malissimo, che nella foga dell'essere in missione facevo una certa serie di piccole stronzate.

Anche Franco ha cercato di farmelo capire ma Eleonora ha trovato quella chiave che ha squarciato le tenebre: si perchè in questa idee di missione di stampo martiristico c'era da un lato la voglia di annullarsi in una grande impresa dall'altro la resistenza di chi come me non riesce proprio ad annullarsi in una qualche impresa.

Rinfrancato da questa consapevolezza e dal fatto che non si può sembre andare "contropelo" con se stessi, questa volta mi sto concedendo delle piccole piacevolezze, piccole ma che cambiano totalmente il gusto dell'attività rendendola divertente e soprattutto più lucida.

Così ora la mia stanza è pulita, aggiungo alla dieta a base di Ris au poisson ed hamburger un vasetto di lait caille (una specie di yougurt), sono più affabile e simpatico, persino il mio francese ne risulta migliorato.
E, cosa strana per me, riesco ad incazzarmi: come ieri che alle 14,00 non era ancora definito il mezzo per andare a Dabel Bara e ne ha fatto le spese il povero Pape.

Che è successo negli ultimi giorni?
Venerdì mattina ho parlato con Djire di sambe Guinth e Modou Niang di Thisse per capire lo stato di organizzazione dei gruppi nei due villaggi. Dovevo anche parlare con Diba di Dia-Dia ma non si è presentato. Per essere esatti non è strato possibile sentirlo che stamattina, quando ha chiamato lui. Il suo telefono non funziona.
Questo contrattempo mi ha creato qualche problema perchè avevo l'idea di organizzare un attività di cucito laggiù a Dia-Dia; ho portato infatti con me una macchina da cucire che vorrei lasciare a Dia-Dia e volevo proporre alle donne del villaggio di cucirci i cuscini che venderemo nei mercatini di Natale.
La mancata riunione con Diba rischia di far saltare questa seconda parte del progetto. Si vedrà domani quando andrò a Dia-Dia.
Sempre venerdì ho intrapreso una battaglia impari con i virus che infestano i computer del centro di Patar: dopo tre ore di unutili tentativi ho dovuto desistere. Ho solo individuato il nome della "bestia": w32.sality.w

Sabato mattina Mbay Marone, il leader di Dabel-bara, teneva un corso di autotrasformazione a Patar così sono andato là a vedere come se la cava uno dei miei pupilli. Ho anche iniziato il secondo round della battaglia con i virus dei PC, anche stavolta perduta.
Nel pomeriggio sono andato con Pape in un villaggio nuovo, Goè, situato ad ovest di Diourbel, non troppo lontano dalla Gare routiere.
L'idea era quella di presentare il progetto all'intero villaggio, ma purtroppo non c'era nessuno a causa di un cerimonia.
Le cerimonie qui (battesino o matrimonio) coinvolgono tutta la gente del circondario come i funerali. Non è raro nelle miei visite incrociare uno dei due eventi e questo riduce sempre il numero dei presenti. A volte, come in questo caso, drasticamente.
Hanno tentato di avvisarci del problema, ma non c'era campo... Si dovrà tornare (non io naturalmente)

La visita a Goè è stata anche il primo spostamento con un mezzo nuovo per me: il carretto. Questo mezzo ha il vantagigo di essere molto più a buon mercato dell'auto (un terzo del costo) e di consentirmi di godermi il paesaggio e socializzare un po' con i miei compagni di viaggio. Lo svantaggio è la scomodità ... ho ancora le ossa rotte ...
Tornando da Goà è ad esempio salito sul carretto per un passaggio un senegalese che si è messo a parlarmi in inglese. Mi ha spiegato che è stato in Giappone per seguire un corso per un anno e mezzo e poco dopo è sceso dal carretto.
A volte c'è un che di surreale in quel che succede da queste parti...

Domenica pomeriggio sono andato alla riunione settimanale di Dabel-Bara a cui erano presenti un sessantina di persone. Dopo la riunione ha parlato un po' con Mbaye Marone ed i più attivi del suo gruppo a proposito delle cose da correggere nella riunione.
La foto si riferisce a questa seconda riunione.

Oggi non c'erano appuntamenti particolari ed ho usato la giornata per definire un po' di cose logistiche: il carretto che mi trasporterà nei prossimi giorni, gli strumenti necessari per debellare SALITY dal PC di Patar, il sopralluogo per vedere un possibile locale ecc.
Poi ho cercato di raccogliere le idee: mi resta una settimana, non molto tempo, per verificare lo stato dei gruppi e lanciare un nuovo contatto.
In questo momento di raccoglimento ho avuto occasione di fare quattro chiacchere con il mio amico carlo in Italia, anche questo nell'ottica di rendere piacevole e di conseguenza efficace il mio soggiorno.

Un ultima nota riguarda il contatto periodico con Irene e Danielino: ci sentiamo quasi tutte le sere con Skype ed anche se nella comunicazione si accumulano ritardi che generano situazioni divertentissime (Irene risponde a domande che gli ho fatto due minuti prima) sentirli riduce la distanza. Mi sembra di stare con loro.

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