Riflessioni a ruota libera (seconda parte) - Torino 9 aprile 2010

... “la normalità è un concetto limite e come tale non esiste, è inutile impegnarsi tanto per cercare di raggiungerla e mantenerla”. Perché poi mi è venuta in mente questa perla di saggezza sulla normalità? Forse a causa di un post di Laura che sembrava dispiacersi di non poter godere di un simile stato mentale.
Normale ... magari si potesse essere normali; forse ci si riuscirebbe uccidendo qualche centinaio di milioni di neuroni per scordare le cose straordinarie che ho visto, quelle che ho annusato, le grandi idee che mi hanno svegliato e mosso dal letto giorno dopo giorno.

E non cambia niente se quelle idee si sono rilevate delle illusioni oppure irrealizzabili nel livello di coscienza medio del genere umano contemporaneo, le esperienze le ho fatte e non posso tornare a vivere come se niente fosse; dopo aver parlato di misticismo e futuro su un carretto sotto la luna piene con un talibè (equivalente francese di talebano, ovvero studente coranico) non si può più accettare passivamente gli interventi della CEI.
Dopo aver visto un bimbo ridotto pelle ed ossa da una qualche malattia neuro degenerativa e gli occhi della madre che mi chiedeva se, secondo me, sua figlio avesse qualcosa che non andava, non si può ritornare normali.

Ma senza andare verso esperienze così estreme non si può essere normali e bersi tutte le palle che si propongono alla normalità; ne va della propria salute mentale.

A proposito di salute mentale, le mie ruote sono ormai su corso Francia quanto mi balena in mente in fantasma di Basaglia. Che uomo. Pensare che uno un giorno decide che i matti non sono matti, ma solo diversamente normali e dedica la vita a diffondere questo semplice concetto ed un mondo chiuso si apre, si rivoluziona, scompare.

Ahimè, nella mia infinita ignoranza non ho mai letto niente di Basaglia: devo ammettere (e questa è una ferita mortale al mio snobbismo) di averlo conosciuto meglio solo con la fiction a lui dedicata e non sono in grado di stabilire quanto fosse realistica.

In realtà ho incontrato il pensiero di Basaglia qualche anno fa, quando mi divertivo a frequentare con Claudia una serie di luoghi fuori dal comune; in una di queste scorribande siamo finiti al manicomio di Collegno, in fase di smantellamento ma ancora operativo in alcuni suoi reparti.
Quella sera finimmo in una festa organizzata dai basagliani: metà dei presenti erano sani (non mi sento di definirli normali perché non può essere normale chi si trova in certi ambiti), l'altra metà erano utenti del manicomio.

La malattia mentale mi ha sempre messo paura, forse perché so che, in fondo in fondo, sono borderline, ovvero, in parole più semplici, un po' pazzo anch'io. Quella sera la ricordo comunque come piacevole anche se non ci fu verso di convincere uno degli invitati che io non avevo sigarette.

Anche questa volta sono attivato in ufficio.

Vivo, morto o X?

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