Un mondo ostile

Anche stamattina mi rimetto i miei panni,
dopo un’altra notte buia e senza sogni …

Alzo una mano e spengo la sveglia del cellulare che mi ricorda, allegramente, che sono già le sette di mattina.

Sono appena le sette e già sono incazzato. Mi volto dall’altra parte e cerco di riaddormentarmi; ci riesco apparentemente per qualche secondo quando Milena mi ricorda che ci sono i piatti da lavare.
Guardo l’orologio; i pochi secondi sono stati in realtà una buona mezz’ora e cazzo sono già le sette e mezza.

Mi alzo e sono ancora incazzato. Mi avvio verso il lavatoio domandandomi perché sono così incazzato; apro l’acqua ed insapono i primi piatti. Che palle lavare i piatti ed anche le pastiglie per la lavastoviglie sono finite; mi sa che mi tocca lavarli tutti. Forse sono incazzato per questo, ma dentro di me so che è giusto che mi occupi di qualcosa in casa, che Milena ha bisogno di riposarsi ogni tanto.

Ma continuo a rimanere incazzato. Forse il mio cattivo umore è dovuto al fatto che la crisi mi ha fatto scivolare nella scala sociale da impiegato medio borghese a imprenditore-con-baracchino-perché-non-mi-posso-permettere-di-mangiare-fuori-tutti-i-giorni, a proposito fammi lavare il termos se no non so dove mettere il cibo.
“Metti su l’acqua per il riso”, mi urla Milena che è ancora in camera “accidenti sono le sette-e-trentacinque!”
Io digrigno un buongiorno poco convinto. In fondo della scala sociale non me ne è mai fregato un granchè, non può essere questa la causa del mio cattivo umore.

Poi penso al mio sogno di grande rivoluzionario e considero quanto lontano mi trovo dal mio mondo ideale, penso a quanti bei discorsi e belle idee si sono frantumati contro un mondo ostile e che il mondo ostile è sempre più ostile; ecco perché sono incazzato!

L’idea del mondo ostile è sempre stata immanente in me, come un paio di occhiali marrone scuro sulla realtà; ora mi è chiaro, ma non lo è stato sempre.
A volte ho pensato che il mondo fosse ostile davvero, sicuramente più ostile di quanto fosse in realtà.

Continuo a rimuginare su questi pensieri, ancora incazzato, mentre faccio colazione; come farà Milena a sopportarmi? Me ne sto quì, a rimestare con il cucchiaino corn flakes nel caffèlatte con lo sguardo a terra ed un umore nero senza dire una parola … per fortuna è una donna pratica e sa che non c’è tempo per chiedersi che mi ha sposato a fare, c’è da preparare il pranzo e la merenda per Michele. A proposito, bisogna recuperarlo dal letto.

Un mondo ostile, questa idea mi perseguita da sempre; ma come e dove è nata?
Malgrado anni di auto-osservazione ed un infinità di lavori di auto-conoscenza tutto si è fermato davanti a quella porta. Porta. Si tratta più che altro di un muro invalicabile che porta con sé paure e compensazioni per cercare di conviverci. L’idea che l’universo ce l’abbia con me, proprio con me, è così antica da considerarla ormai parte del mio io, mi ci identifico.

Ma so anche che l’io è un inganno, non esiste, e solo uno strumento della coscienza; forse posso abbattere il muro od aprire la porta … forse.
Già sapere che c’è quel muro è qualcosa, un passo avanti rispetto a quello di credere che il mondo sia ostile “davvero”, che il fatto di essermi svegliato incazzato dipenda da qualcun altro invece che da me stesso.

Ma sapere non è comprendere ed accettare, forse per questo sono incazzato.

In realtà adesso un po’ meno di prima.

Forse per comprendere devo rivedere il film, andare a ritroso fino a scoprire da dove nasce questa certezza matematica, questo pregiudizio sul mondo; ma si è così, basta con questi dubbi!

La battaglia quotidiana mi aspetta e non c’è spazio per il dubbio.

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